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L’etichettatura di un cosmetico permette di conoscere molte cose visibili completamente nella foto in calce:

La scadenza una volta aperto il prodotto (P.A.O.)

L’apposito simbolo indica la scadenza in mesi

Si noti che se sigillato e conservato con cura lontano da sbalzi di calore e non ha indicazioni in merito in etichetta,  il prodotto non ha praticamente scadenza e comunque è superiore ai 5 anni. La contaminazione che avviene dopo l’apertura, l’esposizione alla luce e gli sbalzi di temperatura sono le responsabili del possibile previsto decadimento del prodotto.

La stabilità dei componenti e la presenza di  conservanti (ad esempio vitamina E) dà la scadenza, un esempio: i solari di Lancaster sono gli unici che hanno una scadenza del 50% o del 100%  più lunga delle altre marche, questo non perchè ci sia tanto conservante ma perchè le formulazioni sono molto stabili grazie anche a brevetti come la Biomelanina.

I componenti:

Sono per legge sempre  indicati in maniera standardizzata (Codici INCI=International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) in funzione della percentuale presente in ordine decrescente ma non c’è obbligatorietà a dichiarare la percentuale  per non farsi copiare il prodotto.

Alcuni prodotti molto piccoli come le matite, hanno una speciale etichetta da aprire in 2 o hanno un bigliettino allegabile o l’espositore del trucco porta una scheda consultabile da chiunque con i componenti.

A proposito di Vitamina E, la sua presenza viene spesso pubblicizzata su prodotti economici ma in realtà l’allora Ministro della Sanità Onorevole De Lorenzo negli anni ’80, con apposita circolare ne raccomandò la presenza assieme a filtri solari in quasi tutti i prodotti cosmetici, quindi emulsione acqua-olio, vitamina E, filtro solare e qualche additivo sono il minimo consentito che ci possa essere in una crema, se si pubblicizza uno di questi componenti, a pensar male  è presumibile che il prodotto proprio  non contenga nient’altro in percentuale rilevante.

E’ risaputo che un prodotto economico è impossibile che possa avere qualità e quantità elevate.

Leggenda Metropolitana: il Butyrospermum Parki presente ad esempio nel Labello, non è sperma di porco come si sente dire ma è il nome del codice  INCI del Burro di Karitè.

Eventuali fattori allergeni

Ogni prodotto per legge riporta il “Codice INCI” che riporta i componenti in ordine decrescente di percentuale presente ma non riporta la quantità, attenzione in via teorica perciò si potrebbe avere un prodotto fatto esclusivamente di acqua e olio (emulsione) con solo tracce di qualche principio attivo e in passato ricordiamo il tempo di Mucca Pazza dove erano stati ritirati dei prodotti dal mercato poichè contenevano Midollo di Bue (shampoo capelli) ma un noto marchio molto economico non ha subito sequestri perchè in effetti la presenza era trascurabile, prossima a zero nonostante la dicitura a tutta etichetta “Midollo di Bue”. Prodotti molto economici non danno garanzie a riguardo ma il vero vantaggio per il consumatore è il poter confrontare la lista con la lista dei propri fattori allergeni.

E’  responsabilità del cliente verificare  la propria lista dei fattori allergeni con il codice INCI

La quantità del contenuto

E’ garantita da una e che precede la quantità ed è standardizzata in modo da avere più possibilità di confronto.

Codice a barre

La provenienza: dovrebbe essere  indicato il produttore e la nazionalità (Made in Italy) ma a volte è indicato il distributore, l’importatore o la multinazionale che lo produce però il codice a barre  indica nelle prime 2 cifre la nazionalità (l’Italia è 80) e capiterà di trovare 2 profumi apparentemente identici ma dal codice a barre diverso, magari uno è fatto nello stabilimento di Parigi e un altro nello stabilimento della stessa multinazionale in Polonia con specifiche magari un po’ meno restrittive.

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